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Giro fra le bancarelle di una fiera del libro e lo sguardo mi cade sulla copertina di un libretto del 1918: Sol per lo dolce suon de la mia terra, prose di G. Agnelli. Mi incuriosisco: ho incontrato, in qualche mi a ricerca, il nome di Giuseppe Agnelli, direttore, per molti anni, della Biblioteca Ariostea di Ferrara. Ho letto molte sue lettere e so quanto si è adoperato per la conservazione, lo studio e la salvezza di molti tesori d’arte, so quanto ha fatto per la cultura, con umiltà, discrezione, convinzione. Sfoglio, e leggo della sua vita silenziosamente operosa, tra libri e cimeli, nella quiete di una biblioteca, profondamente innamorato di Ferrara, nella sua gloria e nella sua bellezza antica. Tra le prose, un commento ad un’ode di Carducci che fu suo maestro, Alla Città di Ferrara. Ecco un paio di versi “come, o Ferrara, bello ne la splendida ora d’aprile ama il memore sole tua solitaria pace!”. E tornano alla mente altri versi, di un altro poeta, Gabriele D’Annunzio, in cui il curatore e commentatore di una particolare edizione riconosce, in questa occasione, un canto sereno e libero: “O deserta bellezza di Ferrara, ti loderò come si loda il volto di colei che sul nostro cuor s’inclina er aver pace di sue felicità lontane”. Quanto può ispirare questa città, la sua storia, i suoi personaggi! Quanti omaggi si merita. Ci sono molti modi di recare omaggio a Ferrara, con altro linguaggio, con altra poesia: un modo da innamorato discreto, ma convinto, un modo ordinato, bello, cresciuto nella quiete interiore, nell’equilibrio, che quasi ogni persona nata fra le montagne – come Elisabetta – ha in sé. Quiete, equilibrio, ma anche idee e sogni ambiziosi, grandi, e capacità, e pazienza, di realizzarli. E ancora amore nella gloria e nella bellezza antica di una città che ormai sente sua. Un ricamo. Il Ricamo Estense. L’ho visto nascere, a poco a poco, ed evolversi, espandendosi in una ricerca continua che lo rende molto vitale. E’ un ricamo giovane, nuovo, che, però, in poco tempo ha conquistato molte appassionate. E’ originale nell0’utilizzo di tanti punti, ma ben riconoscibile nei motivi, tutti ferraresi. E’ ricchissimo di suggerimenti e c’è estrema cura nello spiegare la tecnica, come un grande poeta sceglie con cura le parole, le rime, il ritmo. Richiede tanta precisione pur nella fantasia di filati, colori e accostamenti ed educa all’attenzione verso le opere cui si ispira. E’ un modo di fare cultura, di stimolare al sapere, e, forse, anche un modo di aver pace in felicità lontane che possono essere, con un semplice ago in mano, ancora nostre.
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